4 5854750322412488301 by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-10-16T16:00:00+00:00

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Più bestia che uomo

Quando Evan entrò nella spa attraverso la porta a vetro appannata, sentì la voce di René che gracchiava in una radio: «Non so dove sia. Rinchiudi David fino a quando...».

Dopo aver chiuso a chiave le porte dietro di lui, Evan scrutò dietro l’angolo e lungo il corridoio di Jacuzzi e saune che portavano alla piscina circondata da erba artificiale. David si reggeva mezzo ubriaco contro l’ultima porta, sorseggiando direttamente dalla bottiglia un Bacardi troppo alcolico mentre due narcos camminavano sull’erba finta e comunicavano via radio. Uno imbracciava un fucile RAM, l’altro un Kalashnikov. Il tizio col cuerno de chivo era così grosso che la base del collo era circondata da rotoli di grasso. Portava una sottile barba sottogola e indossava una collana d’oro dalla quale pendevano grandi lettere di diamanti che formavano la parola CALACA.

Scheletro.

Quei narcos erano proprio dei burloni.

Evan appoggiò il calcio del fucile contro la spalla, preparandosi a sparare. Prendere un angolo era sia arte che matematica. Jack lo chiamava “tagliare la torta”.

Prima che potesse agire, Calaca sollevò lo sguardo, individuandolo, e cominciò a urlare come se fosse stato pugnalato: «Marco, allá...».

Col fucile sollevato, Evan piroettò nel corridoio e si mosse rapidamente verso di loro, sparando il primo proiet­tile. Il colpo sfrecciò a pochi centimetri dal naso di David, colpendo la fronte di Calaca con un tonfo sordo. L’uomo grasso barcollò all’indietro con le mani premute contro il cranio, e ruzzolò nella piscina. L’ak-47 gli volò via dal braccio alzato, sferragliando sul cemento.

Marco stava per puntare il fucile, ma il secondo proiettile di Evan glielo fece saltare di mano, facendolo schizzare verso la piscina.

Evan non accennava a rallentare.

David cadde contro la parete di vetro della stanza della nebbia coreana mentre Evan gli sfrecciava davanti, avvicinandosi a Marco e sferzando l’aria col calcio del fucile nel tentativo di colpire il narco sotto il mento. Marco lo evitò con una capriola all’indietro e nel sollevare i piedi gli strappò il fucile dalle mani. Evan ebbe un istante per meravigliarsi della sua abilità, prima che l’uomo si rimettesse in piedi con un’altra capriola. Fece un saltello per attutire l’atterraggio e colpì Evan con un sinistro rapidissimo al volto, schiacciandogli l’occhio.

Evan sbatté le palpebre in preda al dolore, con l’occhio che gli lacrimava. Marco capitalizzò il suo vantaggio, aggredendolo con una raffica di pugni. Proteggendosi con gli avambracci sollevati, Evan indietreggiò nello stretto corridoio, ottenendo un po’ di spazio mentre Marco continuava a prenderlo a pugni. Alla fine riuscì a respingerlo, e si ritrovarono ansimanti l’uno di fronte all’altro. Accanto a loro, nel corridoio, David si ritrasse contro il muro come se sperasse di attraversarlo.

Gettando un’occhiata alla piscina, Evan vide Calaca che si rimetteva faticosamente in piedi. Cominciò a dirigersi barcollando verso il suo ak-47, sul lato opposto della piscina.

Evan non poteva permettergli di arrivare all’arma.

Il fucile di Evan giaceva sulle piastrelle accanto ai piedi di Marco, la canna puntata verso la piscina. Evan si tuffò per prenderlo, lo afferrò e sparò un colpo un attimo prima che Marco gli ficcasse un calcio nei reni.

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